Misteri per orchestra by Filippo Facci

Misteri per orchestra by Filippo Facci

autore:Filippo Facci [Facci, Filippo]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852018633
Google: 2SYJVk3LLxQC
Amazon: B005SZ51CO
editore: E/o
pubblicato: 2011-05-09T22:00:00+00:00


Perché Rossini sparì?

Da immaginarsi la scena. Siamo a Parigi, è il luglio 1860 e i due titani dell’opera mondiale, Richard Wagner e Gioachino Rossini, sono finalmente a confronto. Il tedesco è andato a trovare l’italiano nella sua villa di Passy, ed eccoli. Wagner non è ancora compiutamente Wagner e Rossini non è più compiutamente Rossini, ma chi se ne frega: ha da iniziare un’immortale disquisizione sui destini del teatro musicale drammatico. Pronti, via.

E parlano. Ascendono e trasvolano. Planano e poi risalgono. La musica dell’avvenire, il ruolo dell’artista nella società, queste cose. Però, ecco: Rossini ogni tanto chiede scusa, si allontana, ritorna dopo qualche minuto: «Dove eravamo rimasti?». E si ricomincia. Parlano. Ascendono e trasvolano. Planano e poi risalgono. La musica dell’avvenire, il ruolo dell’artista nella società. Però ogni tanto Rossini chiede di nuovo scusa, si allontana, ritorna: «Dove eravamo rimasti?». Snervante.

Lo fa due, tre, cinque volte. Wagner allora chiede spiegazioni: «Pardon, monsieur,» spiega Rossini «ma ho sul fuoco una lombata di capriolo. Deve essere innaffiata di continuo».

L’episodio, trascritto da un francese presente all’incontro, piacerà a chi vorrebbe liquidare il mistero di Gioachino Rossini nella maniera più semplice possibile: sostenendo che divenne, dal 1830 in poi, una specie di scimunito. Naturalmente non è vero, ma forse è il caso di spiegare di che mistero stiamo parlando.

Il mistero è questo: perché uno come Gioachino Rossini, che nel 1830 era il più famoso e celebrato compositore del suo tempo, si ritirò completamente dalle scene a soli 37 anni?

Si badi che definirlo «famoso e celebrato» non rende neppure l’idea. Scrisse Stendhal: «Da quando è morto Napoleone, si è trovato un altro uomo di cui si parla ogni giorno a Mosca come a Napoli, a Londra come a Vienna, a Parigi come a Calcutta: la gloria di quest’uomo non conosce confini se non quelli della civilizzazione». Confermò Giuseppe Mazzini: «Rossini è un titano di potenza e di audacia, è il Napoleone di un’epoca musicale». E ammise il medesimo Wagner: «Per me fu il primo, vero, grande, venerabile uomo che io avessi mai incontrato nel mondo della musica». Eppure, a metà della sua esistenza (morirà a 76 anni) abbandonò tutto e non compose praticamente più nulla. Senza dare spiegazioni. Il suo Guglielmo Tell aveva appena trionfato all’Opéra di Parigi e l’avrebbero replicato per seicento volte. E ora puff, sparito. Correva voce che stesse dedicandosi all’allevamento dei maiali, ai piaceri della carne (animale) e quindi ai caprioli e ai cotechini e ai tartufi. Un pazzo: perché l’aveva fatto? La maggioranza dei compositori ha dato il meglio di sé nella seconda metà della propria vita, se non addirittura negli ultimissimi anni: quando, cioè, il soffio dell’imperscrutabile suggerisce commiati e testamenti che hanno fatto la storia della musica. Si pensi a un Beethoven che si fosse ritirato a 37 anni: oggi non sarebbe Beethoven e neanche un suo parente; Wagner a quell’età non aveva neppure composto il Tristano; e poi Čajkovskij, Strauss, Mahler, decine d’altri: avremmo perduto un patrimonio inestimabile.

«I maiali» proseguiva Rossini, rivolto a un Wagner interdetto, «non



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